lunedì 17 maggio 2021

Un prete fra le nuvole

Il prete della pioggia

Fulgenzio Battistini, nato nel 1902 e morto nel 1981,  fu un sacerdote per molti versi anomalo e altri versi un verso precursore: sono molti infatti al giorno d'oggi gli ecclesiastici che, vuoi per stare più vicino e fare da guida ai propri fedeli, vuoi per mantenere in esercizio il proprio corpo (considerato anch'esso un dono di Dio), si occupano attivamente di attività sportive di vario genere, ma Don Fulgenzio fu uno dei primi in queste attività.

Fin dagli anni del seminario infatti fu un valente alpinista, rocciatore, sciatore, marciatore e podista, ed ottenne persino una dispensa vescovile per poter frequentare palestre dove praticò con successo non solo svariate specialità di atletica ma anche pugilato, lotta greco-romana e sollevamento pesi. Nominato nel 1938 cappellano militare presso il Reggimento paracadutisti "Fanti dell'aria", Don Fulgenzio non esitò a seguire anch'egli i corsi di formazione e divenne anch'egli un paracadutista provetto tanto che, anche se naturalmente non partecipò direttamente alle azioni, seguì i militari in diverse operazioni  e missioni belliche.

Dopo la guerra, anche se non più inquadrato nell'esercito, il sacerdote continuò, sempre con apposita dispensa vescovile, a praticare il paracadutismo e divenne noto nell'ambiente come "Il prete della pioggia", per la sua singolare abitudine di farsi portare sopra annuvolamenti a bassa quota, forieri appunto di pioggia, e da lì lanciarsi, aprire il paracadute e poi atterrare passando attraverso le nuvole stesse.

Fu solo dopo la morte di Don Fulgenzio che si comprese il motivo di questa abitudine, quando il Vescovo da cui dipendeva -e che era l'unico a conoscerne il segreto, rivelò che il prete durante la discesa, nel momento dell'attraversamento delle nuvole, estraeva un aspersorio che teneva ben celato in uno zainetto frontale e procedeva alla benedizione della nuvola in cui si trovava. In questo modo la benedizione, secondo le intenzioni del sacerdote e del suo superiore, si sarebbe allargata a tutta la nube e, con la successiva pioggia, sarebbero state benedette una grandissima quantità di persone, animali, luoghi e cose che sarebbe stato praticamente impossibile benedire singolarmente.

A tutt'oggi le autorità ecclesiastiche non si sono ancora espresse su questa forma di benedizione, e la causa di beatificazione di Fulgenzio Battistini, nonostante le pressanti richieste del Vescovo prima e dei suoi successori poi, resta ancora in sospeso.


sabato 15 maggio 2021

Scuse




Quando accetti le scuse di qualcuno che ti ha fatto qualcosa, non fai altro che autorizzarlo a farlo di nuovo

mercoledì 12 maggio 2021

Vittima del muschio

Come ebbe a raccontare in una rara intervista concessa al settimanale "La Domenica Italiana" nel 1951, fu nel settembre del 1948 che Tarcisio Tavagnacchi si accorse che il muschio stava incominciando a crescere su di lui: all'inizio si era trattato di piccoli pezzi di muschio che si attaccavano alle scarpe e che poteva facilmente scuotere via, ma col tempo la crescita del muschio divenne sempre più aggressiva e incominciò a diventare un vero problema.

Infatti, il muschio prese a crescere sempre più in fretta e sempre più resistente e se non veniva strappato via, in poche ore cresceva rapidamente sopra il lato esterno della scarpa e si arrampicava poi lungo i calzini e la gamba, e il fatto che la crescita del muschio avvenisse all'esterno dei pantaloni e non all'interno complicava le cose perché era difficile tenere nascosta la cosa.

Fu in quel momento che cominciarono le disgrazie per il poveretto. Per prima fu la moglie ad abbandonarlo andandosene di casa con la figlia dodicenne per paura che si trattasse di una malattia contagiosa. Poi al lavoro il Tavagnacchi (che ricopriva il ruolo di impiegato semplice al Provveditorato), era costretto sempre più spesso ad allontanarsi dallo sportello per recarsi in bagno per strapparsi di dosso il muschio, attirando la curiosità dei colleghi che alla fine se ne accorsero e fecero rapporto e di conseguenza il Direttore, pensando comprensibilmente al disdoro che arrecava all' intero Istituto, fu costretto a licenziarlo.

Dopo un tentativo fallito di lavorare come fenomeno di baraccone in qualche circo (a nessuno piace star fermo delle ore a vedere il muschio che cresce, sia pure addosso ad una persona), il Tavagnacchi venne assunto da un'associazione di Giovani Esploratori che lo portavano con loro nelle escursioni utilizzandolo come bussola umana per individuare il nord. Purtroppo, un Capo Scout si accorse che sull’uomo il muschio non cresceva a nord, ma era lui stesso che si posizionava correttamente servendosi di nascosto di una normale bussola da pochi soldi e per questo venne licenziato anche da quest'ultimo lavoro.

Sopraffatto dalla vergogna e abbandonato da tutti, Tarcisio Tavagnacchi nel febbraio del 1952 si recò in un bosco sulle colline del Monferrato e lì si lasciò crescere addosso il muschio fino a morirne soffocato.