Storia di un sorriso
C'era una buona dose di ironia nel fatto che, piccoletto e calvo com'era, Landolfo Raimondo de Gianrodolfi Dini portasse un nome così altisonante che strideva decisamente con il suo aspetto fisico, tanto che quando doveva declinare le proprie generalità in qualche ufficio, gli impiegati anche con tutta la buona volontà non riuscivano a trattenere un sorrisetto.
Ma Landolfo Raimondo de Gianrodolfi Dini non se la prendeva mai. Perché lui era uno di quei pochi, rarissimi, uomini capaci di trovare sempre, in ogni caso della vita, il lato umoristico, ironico e leggero. Niente era troppo pesante o troppo opprimente per lui, era sempre sorridente e tranquillo, come se le cattiverie, gli affanni, le meschinità, le sofferenze grandi e piccole che costellano la vita dell'uomo gli scivolassero attorno senza lasciare traccia. Non si deve però pensare che il suo fosse un atteggiamento negativo perché il suo sorriso non si poteva confondere con il ghigno indifferente del cinico, perché a differenza della fredda insensibilità di quest'ultimo, lui partecipava alle miserie umane, e faceva del suo meglio per alleviarle: semplicemente, non se ne lasciava coinvolgere e manteneva sempre una pace interiore, cosa che, tra l'altro, gli permetteva di aiutare meglio i suoi simili meno fortunati.
Era un uomo insomma che passava attraverso la vita in modo lieve ma non distaccato: se è vero, ed è vero, quello che una volta scrisse un saggio, "mostratemi le cose di cui un uomo non riesce a ridere ed io vi mostrerò le sue catene", allora Landolfo Raimondo De Gianrodolfi Dini era un uomo libero e col suo sorriso che non lo abbandonava mai, rendeva un po' più liberi e un po' più leggeri tutti quelli che per un motivo o per l'altro avevano a che fare con lui.
Col tempo, accadde che egli stesso, il suo stesso corpo fisico, come in una mutazione o in una sorta di evoluzione, incominciasse a perdere consistenza diventando via via sempre più incorporeo, finché alla fine si tramutò in puro spirito, un sorriso che come un soffio uscì dalla finestra e si mise a volare nel cielo, un sorriso leggero leggero che si lasciò andare sospinto dal vento. E il vento, che era contento di avere un nuovo compagno di giochi, da quel giorno in poi lo fece danzare con lui, e il Sorriso allora faceva capriole e giravolte, e anche lui era contento, tanto che alle volte poteva anche tramutarsi in una risata, ma non una risata di scherno o cattiva, una risata di quelle che nascono dal cuore e rendono il mondo più luminoso.
Così il Sorriso, sempre portato dall’amico vento, prese a saltare da un monte all'altro, a volare sopra fiumi e città, anzi spesso si faceva portare proprio giù, in basso, per le vie delle città, e rimbalzava da una casa all'altra, da un balcone all’altro, e dove si posava lasciava colori vivaci, allegri, che mettevano voglia di ballare e di stare bene, e anche là dove gli Uomini Seri e Perbene tenevano le imposte chiuse, lui si posava ad aspettare e appena appena si apriva uno spiraglio, si insinuava in quelle stanze buie e pesanti così che un po' alla volta anche queste diventavano un po' più luminose e un po' meno pesanti. E poi riprendeva il suo volo per i cieli, scortato dal volo degli uccelli e accompagnato dagli odori delle foreste, che sono anch'essi una specie di sorriso.
E se il vento lo portava in mezzo a un temporale, il Sorriso giocava con le nuvole, con la pioggia, con la grandine, con i fulmini e quando poi tornava il sereno allora il Sorriso diventava un arcobaleno, ma non un arcobaleno normale, un arcobaleno rovesciato, di quelli che sembrano un sorriso e che fanno paura agli Uomini Seri che non sono capaci di vedere le cose in modo diverso, ma al tempo stesso fanno più felici i bambini e quei grandi che non sono mai cresciuti del tutto.
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Miao