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giovedì 5 novembre 2020

Lettere ad Anna 11 - Una foglia secca

Anna, amore mio

tra queste pagine c'è una foglia secca - anche rotta- di ginkgo biloba. È proprio di quell'albero che abbiamo visto uscendo dalla nostra passeggiata nel roseto. Da completo ignorante dei nomi di alberi, mi hai insegnato il nome della pianta, mi hai detto da dove veniva ed anche altre cose. Che non ricordo, perché ad un certo punto, come poi ho visto mi capita spesso, mentre ti ascolto  vengo rapito dal tuo viso, dalla tua voce (non dalle tue parole... ), dalla tua presenza completa e questo rapimento mi porta chissà dove, in posti comunque meravigliosi e profondi come i tuoi occhi.

Poi, non so bene cosa avessi in testa, ho raccolto quella foglia e me la sono messa in tasca. Perché? Boh. Non era da me, certo. Penso che volessi portarmi dietro un qualcosa non che mi ricordasse ma che mi facesse rivivere ogni tanto le emozioni di quel giorno e neanche questo, ti assicuro era da me. senza rendermene conto,

Ero lì lì per cadere in un baratro che avevo sempre cercato di evitare, non solo, che avevo anche cercato - almeno per quel che mi riguardava- di disprezzare: il romanticismo. Il romanticismo con tutto quello che si va dietro: bacetti, mano nella mano, coccole, sdilinquimenti, tutta roba che non mi andava giù e che detestavo soprattutto quando ne parlavo con altre persone. Ma sotto sotto non era così, non era così per niente. Era come la favola della volpe e l'uva, o meglio ancora come il proverbio bretone (credo)  "il gatto che non riesce a raggiungere la carne dice che puzza".

Perché il romanticismo, inteso proprio come rapporto affettivo,  anzi come espressione di un rapporto affettivo, Io l'avevo cercato, non l'avevo mai trovato, e quindi l'ho eliminato dalle cose volute disprezzandolo come inutile, melenso, ridicolo e non confacente a persone adulte responsabili. una roba da tenere a distanza, anzi da ridicolizzare quando vedevo certe espressioni e comportamenti.

Ma dentro di me invidiavo quelle coppie che vedevo sfiorarsi con le mani, scambiarsi occhiate  languire, passeggiare assieme stretti l’una all'altro., e dentro di me fantasticavo, pensavo a come sarebbe stato avere un rapporto del genere, pensavo alle parole, alle frasi che avrei detto, mi immaginavo notti e passeggiate sotto la luna come nella tradizione e nell’iconica rappresentazione dell'amore romantico.

Quei gesti che non sapevo in realtà quanto fossero potenti e importanti, gest che solo con te ho potuto scoprire e apprezzare. Anche queste per gesti come raccogliere una foglia di un albero sconosciuto e conservarla tra le proprie carte senza un motivo razionale, solo per la magia di una giornata, di una passeggiata.

Quel giorno al roseto, in mezzo a una bellezza che riuscivo a contemplare con gioia e meraviglia solo perché ero con te, quel giorno, dicevo, hai fatto una cosa che non mi era mai successa prima o almeno non mi era mai successa in quel modo e con quella potenza. 

Eravamo sulla parte alta del roseto, tu un po' avanti a me, e ho visto che con una naturalezza che mi ha colpito per la sua novità (almeno per me) hai allungato leggermente la mano indietro e mosse le dita come a dire: "Beh? Dov'è la tua mano? perché non sta stringendo la mia?" - e io strinsi la tua mano realizzando che proprio quello era il posto giusto dove doveva stare la mia mano: nella tua, semplicemente. 

E così un piccolo gesto mi spalancò le porte di un palazzo ricco di meraviglie e tesori, tutti col tuo nome, il tuo volto sopra. E a pensarci bene, non ho bisogno di una foglia per ricordare quel giorno. Ma questo l'ho capito dopo.

Ti amo, Anna

il tuo Sesto Gatto