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lunedì 2 novembre 2020

Lettere ad Anna 10 - Le maschere

 Anna, amore mio


lo sai qual è il tuo più grande regalo (regalo a me intendo)? È la mia vita e non è una esagerazione. è la realtà perché con te, per la prima volta da sempre, posso essere me stesso, semplicemente. Prima io non ero me stesso, ero una maschera, ero uno che ricopriva dei ruoli estranei perché non voleva, non poteva neanche, essere se stesso.


Da quando stiamo assieme, sono io e basta. E se guardo  nelle camere della mia storia, ce n'è una in cui sto buttando quei volti, quelle maschere, quelle "personae" che io ho utilizzato per non vivere la mia vita.


Il fatto è che sono cresciuto con la piena consapevolezza di essere diverso dagli altri, di volere e pensare altre cose, di non potermi identificare in ciò che era "vita" per un mucchio di gente, per la mia famiglia, per i miei compagni di scuola e per gli amici anche, a parte qualche mosca bianca, due, forse tre in tutta la mia vita. Al tempo stesso, però, volevo far parte, volevo non essere solo, volevo insomma essere come gli altri. ma non ci sono riuscito. Allora mi sono creato delle maschere, delle figure che mi permettessero di individuarmi, di essere, di assumere delle identità che non erano vere, o meglio erano anche vere, ma io dovevo portarle all'eccesso per dimostrare a tutti, a me stesso per primo che ero vivo e che ero se non qualcuno, almeno qualcosa.


In realtà, non sono mai stato qualcosa di falso, le mie maschere non erano false, erano più che altro delle esagerazioni delle varie parti della mia vita. non vere, quindi, ma neanche false. Difficile da spiegare. Vediamo, con degli esempi. Prendiamo la politica. Io sono cresciuto in un ambiente religioso e di destra. Quando ho iniziato a vedere le cose da un'altra ottica, non mi sono limitato ad essere uno di sinistra, no, dovevo essere un estremista, uno di quelli che o rivoluzione o niente, e anche quelle idee anarchiche e libertarie (che pure erano parti vere e reali di me ) diventavano una esagerazione che mi qualificava, che mi faceva assumere un ruolo e mi faceva identificare. Diventavo allora uno sì diverso, ma proprio diverso, estraneo, lontano dal sentire comune.


Lo stesso per il bere: birra e vino mi piacevano, mi piaceva l'ambiente dei bar e delle osterie, ma dovevo assumere un ruolo e allora dovevo essere quello che beve di più di tutti, senza ritegno, quello che fa tardi ogni notte e che vede la sbornia come la giusta condizione per affrontare il mondo (o per non accettarlo).


Insomma, con queste maschere io mi chiamavo fuori, ma fuori del tutto. Era come se dicessi: non posso essere come voi, ma neanche ci provo, anzi faccio di tutto per mettere un abisso tra voi e me.


Ovvio, amore mio, era una follia, erano tutte follie ma mi facevano sopravvivere. L'atteggiamento più pesante - anche da gestire- era proprio quel "o con me o contro di me"che ho utilizzato per tagliare i ponti con la realtà e al tempo stesso darmi ragione per averlo fatto.


Ma non devi credere che se stessi male, sai, Una volta avviato il processo le maschere sono comode, ti evitano di metterti in discussione, ti evitano di cambiare - anche quando dovresti.    E ne ho usate tante, qualcuna un po' alla volta è entrata a far parte di me, ha ingannato anche a me e così è successo che mi sono trovato a sentire di essere quello che non ero, ad un certo punto hanno per cosi dire preso il sopravvento e hanno condotto loro il ballo.


Ma con te no. Con te non ricordo di avere mai usato maschere, con te, fin dall'inizio, ero me stesso e questo perché, come un animale incontra un suo simile, sentivo che anche tu non eri come gli altri, anche tu eri diversa. La differenza era/è che tu affrontavi la diversita (tua) a viso aperto.


Comunque, non ricordo di essermi comportato con te in maniera falsa o vera/ falsa , mai. Neanche per lettera, per sms o quando ci incontravamo per caso. Forse non ti ho raccontato tutto quello che combinavo (ci mancherebbe!) ma ho sempre cercato di essere più possibile vicino a quel che sono veramente. Perché tu me lo permettevi, lo sentivo, sapevo che tu eri/sei  speciale e che mi avresti permesso di essere per così dire "chiamato con il mio nome".


E in questi anni di amore quello che mi hai donato è il non avere più paura, non sentire più il bisogno di essere diverso da quello che sono, quello che mi hai donato è una vita in cui non ho più maschere, ci voleva il tuo amore per aiutarmi a toglierle con tutti e in ogni occasione.


Mi hai reso e mi stai rendendo ogni giorno di più un uomo migliore, pieno di difetti e di magagne, per carità, ma difetti e magagne mie, reali. Tu mi hai donato la forza di accettare e di accettarmi, anche di riconoscere le cose buone e belle che ci possono essere in me e che per tanto tempo spesso ho scelto di non vedere, impegnato come ero a recitare questo a quel ruolo (ah, tutti ruoli negativi, certo, se no che gusto c'è…) e a indossare le mie maschere spesso una sopra l'altra.


Grazie amore mio, grazie per la mia vita


ti amo , Anna


il tuo Sesto Gatto