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martedì 1 agosto 2023

Guardaroba d'estate (racconto)

 La libreria, a vederla, pareva più un tempio che un normale negozio: gli infissi erano di legno massiccio, scuro e lucido, le vetrate leggermente abbrunate mettevano in mostra solo pochi, eletti, volumi sopra raffinati espositori sempre in legno e a fianco dell’entrata due colonne in marmo reggevano una lastra, anch’essa in marmo, su cui era inciso a caratteri dorati: “Libreria Grifoni dal 1824”.

Il taxi accostò, ne scese una signora molto elegante e molto ingioiellata che guardò per un attimo l’imponente insegna, poi rapidamente passò due banconote all’autista dicendo: «Tenga pure il resto.», e senza un saluto si girò ed entrò nella libreria. L’autista guardò le due banconote da 10 euro che gli aveva dato la signora e dentro di sé fece la semplice considerazione “Costo corsa euro 19 e 20 centesimi, pagato euro 20, mancia 80 centesimi. Una principessa.” Poi, sospirando e pensando che è proprio vero che le tasche dei vestiti dei ricchi le fanno a chiocciola, dove i soldi entrano e non vengono più fuori, guardò nello specchietto retrovisore e si reinserì nel traffico della città, traffico intenso come se tutti dovessero andare a concludere qualcosa prima dell’arrivo ormai vicino dell’estate.

All’interno, la libreria era silenziosa. Due visitatori, parlottando fra di loro a voce bassissima, quasi come fossero in chiesa, si aggiravano curiosi tra gli scaffali e i tavoli su cui erano esposte le novità. Il silenzio venne rotto dal rumore dei tacchi alti della signora e il cavalier Grifoni, ultimo discendente della famiglia, in un impeccabile doppio petto scuro, si avvicinò premuroso e chinò il capo con deferenza: la signora era una delle migliori clienti, e poi era moglie del commendatore M., la deferenza era il minimo.

» Signora M.!», salutò ostentando un sorriso più da bottegaio che reale «Bentornata, è sempre un piacere vederla!»

«Buongiorno Grifoni. Volevo parlare con Marisa.»

«Marisa è al momento impegnata con un altro cliente. Se posso esserle utile io…»

«No, Grifoni, grazie. Volevo proprio Marisa.»

«Bene, signora. Vedrò cosa posso fare.», e abbassando leggermente il capo come per scusarsi si allontanò per cercare Marisa, la commessa più stimata della libreria, la preferita da tutte le signore che frequentavano il posto, quella che non era solamente la più preparata, ma anche una che dava consigli ma al tempo stesso una confidente e, per qualcuna, addirittura un’amica.

La trovò nella saletta verde, quella dei classici latini e greci, assieme ad un assiduo frequentatore del posto, il professor P., mentre gli illustrava l’ultima edizione critica delle “Enneadi” di Plotino, e non poté fare a meno di pensare che quello era uno spreco: Marisa era eccezionale con le donne, ma era sprecata con gli uomini, a quelli poteva pensarci lui o qualche altro commesso, erano meno esigenti, avevano le idee più chiare e andavano subito al sodo.

Fece un cenno discreto alla commessa, e questa si scusò con il cliente e andò dal titolare che sottovoce le disse: «C’è la signora M. Vuole te.»

Marisa annuì, tornò dal cliente e dopo avergli sussurrato qualcosa se ne andò, mentre era Grifoni ad avvicinarsi con un sorriso: «Caro professore! Bentornato, è sempre un piacere vederla! Allora, Marisa mi diceva che è interessato all’ultima edizione delle “Enneadi”, con la traduzione del Roccoli...»

 Marisa raggiunse la signora, che sfogliava le ultime novità sopra gli espositori con aria dubbiosa se non proprio contrariata.

«Benvenuta, signora. Mi voleva?»

La signora si girò, scrutò la commessa da capo a piedi e sembrò approvare il suo tailleur nero, alla moda ma al tempo stesso sobrio e discreto, con la camicia bianca e le scarpe nere senza tacco.

«Oh, finalmente.  Avevo proprio bisogno di te, cara.»

«Bene, signora. Sono a sua disposizione. Preferisce stare qui o andiamo nel salottino?»

«Forse nel salottino è meglio. Sai, cara, è una questione importante, ed è meglio che ne parliamo tranquille.»

Marisa sorrise e fece strada alla cliente verso una piccola stanza, in un angolo tranquillo della grande libreria, dove in mezzo agli scaffali dei libri si trovavano un piccolo tavolino rosso, laccato, e due poltroncine con sedile di velluto, anche questo di colore rosso, per ricevere gli ospiti più importanti, quelli che dovevano essere trattati col massimo rispetto e a cui prestare la massima attenzione, quelli da accontentare ad ogni costo perché un loro giudizio negativo poteva risultare deleterio per la libreria.

Marisa fece accomodare la signora M. su una delle poltroncine e prima di sedersi a sua volta chiese: «La signora desidera un caffè, un tè, oppure una bibita rinfrescante, visto che oggi è già una giornata caldina?»

L’altra scosse la testa: «No, cara, grazie. Meglio di no. Forse dopo».

«Come desidera, se cambia idea me lo dica.» concluse Marisa e sedette accanto alla signora. Questa per un attimo osservò la commessa: si era seduta ma aveva mantenuto la schiena dritta e non l’aveva appoggiata alla spalliera, e se ne stava con le mani posate sulle ginocchia, attenta e in attesa. La signora ne fu compiaciuta, Marisa non era solo la commessa di libreria più capace e fidata che conoscesse, in grado di trovare sempre il meglio per lei, era anche una che sapeva stare al suo posto. E, come consigliera, non sbagliava mai.

«Vedi, cara, il fatto è che siamo stati invitati, mio marito ed io, a passare un fine settimana in Sardegna, dal conte D. e ci saranno diversi altri ospiti, alcuni importanti, come J.K., l’attrice, la ministra R., ma soprattutto, ci sarà...»  E qui la signora M. fece una breve pausa, chinandosi verso Marisa prima di pronunciare, abbassando la voce, un nome che fece sobbalzare la commessa, che pure non era certo una facile da impressionare.

La signora si accomodò di nuovo sulla poltroncina: «Capisci, cara, che questa non è una cosa da prendere alla leggera, no? Io devo fare una figura non bella ma, semplicemente, splendida. Ecco perché sono qui, cara, sono nelle tue mani».

Marisa esitò e si morse leggermente le labbra: «Ho capito, ma devo saperne di più, signora, devo sapere come si svolgerà questo soggiorno, se c’è un tema richiesto, se ci sono occasioni particolari.».

La signora scrollò le spalle: «Ma, niente di che... Faremo le solite cose, credo: attività varie, spiaggia, uscita in barca, serate danzanti... Ecco, una sola cosa particolare ci sarà, una cena in onore del console francese in Austria che, a quanto mi dicono, è un amico personale del conte. Non mi pare ci sia nient’altro di speciale in programma, sai, cara, il conte non è che brilli per la sua fantasia».

La commessa sembrò pensarci un po’ sopra e poi estrasse dalla tasca del tailleur un piccolo taccuino rilegato in pelle con una piccola matita dorata, e con tono professionale, come se fino ad allora si fosse trattato di una chiacchierata tra amiche, disse: «Signora, per poterle rendere il servizio che merita, devo saperne di più».

L’altra annui, contenta: sapeva che Marisa stava prendendo il comando, e sapeva che avrebbe trovato la soluzione giusta.

«Vede,» stava proseguendo la commessa, «in questi casi è facile ricorrere a scrittori di moda, certo non emergenti, ma già famosi e segnalati in qualche premio, e risolvere così la situazione, ma non è il massimo, tutto sommato si tratta di scelte banali e noi non vogliamo questo, giusto? E non vogliamo nemmeno che qualcun altro, o qualcun’altra, arrivi coi nostri stessi libri, giusto?»

La signora fece di sì con la testa, pronta a lasciarsi guidare.

«Lei, signora, per caso aveva già in mente qualcuno o qualcosa?»

«No, cara, no. Come ti ho già detto, sono nelle tue mani».

«Bene. Allora andiamo con ordine. Partiamo dalla colazione del mattino. Si tratta di una colazione formale o informale? È importante che io lo sappia».

«Beh... informale, principalmente. Naturalmente ci sono i camerieri, ma si limitano a preparare le bevande, affettare il pane, cose del genere. Ci si serve a buffet, sopra tutto, e non c’è nessuna indicazione particolare per l’abito».

Marisa prese nota sul suo taccuino: «Informale, dunque. Bene, questo è piuttosto facile, vediamo...» Fissò il soffitto e si morse un paio di volte le labbra prima di continuare «Ecco, io la vedrei bene con qualcosa di leggero, disinvolto, una raccolta di racconti, una lettura non impegnativa ma assolutamente non banale...  Ecco, potrebbe essere “È ricca, la sposo e l’ammazzo”, di Jack Ritchie, oppure... No, aspetti un attimo, mi è venuto in mente quello che può essere per lei l’accessorio perfetto per una colazione informale. Non si tratta esattamente di un libro di racconti, sono più che altro storielle brevi, considerazioni e facezie di vario genere, ma comunque in grado di attirare l’attenzione e di far un’ottima figura: “Crepapelle”, di Luciano Folgore!»

La signora trasalì: «Luciano Folgore? Ma... Non ti pare un po’ datato?»

Marisa fissò la signora con uno sguardo che sembrava quasi di commiserazione e rispose, dura: «Signora, noi sceglieremo molti libri datati, perché con autori contemporanei il rischio di trovare qualcuno che ha fatto la nostra stessa scelta è alto, troppo alto, e basterebbe un libro, un solo libro doppio per venire automaticamente bollati come massa. E noi non vogliamo questo, vero, signora?»

La signora si fece piccola piccola e scosse la testa vigorosamente come per dire no, no figuriamoci!  Marisa, soddisfatta della reazione della cliente, riprese in tono più accomodante: «Si fidi, signora. Io le scoverò il meglio del meglio, quelle perle che non sono per tutti, e che, pur se datate, come dice lei, illuminano e valorizzano al massimo chi le porta... E saranno comunque delle perle uniche».

La commessa tacque, fissò la cliente e si accorse che ormai era nelle sue mani. Prese qualche nota sul taccuino prima di continuare: «Passiamo alle... attività della mattina, giusto? Di che si tratta?»

«Ma, non so, solite cose… Ci sono attività sportive, tennis, palestra, pilates... Sai, cara, il conte ha una palestra ben attrezzata, chiama istruttori molto validi, e sono molti quelli che la frequentano, ma anche piscina, o spiaggia, naturalmente. E poi ci sono altre attività di tipo spa: sauna, massaggi, cure estetiche, perché la contessa ci tiene molto alla forma, ormai anche lei ha una certa età, e anche lei recluta personale di primo ordine, di una qualità difficile da trovare».

«E lei, signora? Lei quale di queste attività segue?»

«Beh, io non è che disdegno le attività sportive ma... Una va in Sardegna anche per rilassarsi e staccare un po’, giusto? La spiaggia… bah, a me annoia. Certo se ci andasse lei-sa-chi, ci andrei anch’io, naturalmente, ma se posso evito e preferisco una bella sauna, seguita da massaggio, pedicure, manicure... la spa, insomma, dove tra l’altro si può stare a chiacchierare fra donne senza la pesantezza dei nostri mariti che anche quando fanno sport continuano a parlare di soldi, di affari, di politica, tutte cose che a me non è che interessino molto, anzi».

«Uhm, tutto chiaro... Allora, io ci vedrei bene un romanzo contemporaneo, magari anche due, nel caso voglia o debba dedicarsi a più attività. Per quanto riguarda le attività di spa, io me la immagino con un romanzo non troppo pesante, certo, però già di un certo spessore... Qualcosa come il “Club dei bugiardi”, di Mary Kerr, ma qua un po’ di rischio c’è, ne hanno fatto una ristampa recentemente: io faccio sempre riferimento all’edizione originale, ma con le ristampe non si sa mai. Allora, un’altra scelta potrebbe essere... Beh, anche Janet Skeslien Charles non sarebbe male, con la sua “La biblioteca di Parigi”, però non mi convincono né l’una né l’altra: vede, signora, io per lei vorrei trovare un autore donna, ma deve essere eccezionale e al tempo stesso poco conosciuta».

Marisa rimase per un po’ in silenzio, mordicchiando la sua matita e tenendo gli occhi chiusi, finché aprì gli occhi, come illuminata, e schioccò le dita: «Sì! Questa! Signora, a lei il nome di Jacqueline Harpman dice niente?»

«Beh, no... Ma io, cosa vuoi, cara…», brontolò imbarazzata la cliente «Sai, non è che abbia molto tempo per leggere, io... Guardo la TV, mi informo in internet, leggo qualche rivista, ma per quanto riguarda i libri...»

«Non si preoccupi, non è mica un’accusa. Però, così come lei non conosce questa scrittrice, che è stata pubblicata diversi anni fa e che all’epoca è stata sottovalutata, non la conoscono di sicuro neanche le sue amiche. Jacqueline Harpman, “Io e Dio”, è proprio quello che ci vuole per una sauna, un massaggio o attività similari. Si tratta di un’edizione di poche pagine, comoda e pratica da portare ma al tempo stesso di una eleganza e una raffinatezza rare».

Si fermò a guardare la signora M. che chiese: “E con questa, con questa non c’è il rischio di trovare qualcuno che abbia lo stesso libro?»

«A dire la verità,» rispose Marisa «un po’ di rischio c’è sempre. Io naturalmente cerco di evitare al massimo che si possa verificare una cosa del genere ma una percentuale di rischio non si può mai escludere. Per questo io consiglio le mie clienti, e lei lo sa, di prendere adeguate precauzioni, ad esempio in questo caso portarsi via 2, 3 libri per la stessa occasione di modo che ci sia sempre un ripiego se ci si accorge che qualcuno o qualcuna ha fatto le nostre stesse scelte. Anzi, in realtà, signora,» disse in un tono più basso, quasi da cospiratore «io le consiglierei di arrivare per ultima, di modo da poter sbirciare in anticipo quello che hanno le altre, e tenersi nella borsa un libro di emergenza».

La cliente si mise a ridere e abbassando pure lei la voce, in tono confidenziale, disse: «È quello che farò, cara, grazie!» e strizzò l’occhio a sua volta.

«Ecco, allora per la spa siamo a posto, invece se dovessi andare in spiaggia, mi piacerebbe per lei un qualcosa sempre non impegnativo Anzi leggero, allegro, casual possiamo dire, tale da far risaltare il suo senso dell’ironia. Magari un romanzo in tema, come “Vacanze matte” di Richard Powell, oppure “Alla larga dal mare” di William Brinkley, o anche “Vacanze a tutti i costi” di Pierre Daninos. Anzi, propenderei decisamente per quest’ultimo anche se non è un romanzo, si tratta piuttosto di una serie di brevi articoli umoristici, perché questi libri sono tutti e tre dei gioiellini, ma Daninos è proprio una chicca di una eleganza al tempo stesso classica e modernissima. Naturalmente, intendo l’edizione originale del 1959 che fra l’altro è arricchita dai disegni di un artista poco noto ma di alto livello come Jacques Charmoz, un’edizione, mi lasci dire, che sta assolutamente bene con tutto.  E poi, si tratta di un autore francese, e questo potrebbe risultare gradito al console o alla sua consorte.».

La signora sorrise apertamente: «Vedi, cara, tu pensi sempre a tutto, per quello mi piaci!»

«È il mio lavoro, signora! Anche se con lei spesso è più un piacere che un lavoro.» sviolinò la commessa.

L’incontro andrò avanti in questo modo per quasi due ore, compresa una breve pausa per un tè, e la signora M. diventava sempre più rilassata e meno sostenuta, e a quelli che giravano per la libreria e per caso davano un’occhiata al salottino, le due davano l’impressione di essere più due amiche immerse in piacevole conversazione che cliente e commessa, tanta era la complicità, quasi intimità che esprimevano a chi non poteva capire lo scopo di quel dialogo.

Certo, era sempre Marisa quella che conduceva il gioco, portando la signora M. con delicatezza e fermezza ad approvare certe scelte quasi come fossero delle idee venute a lei e non frutto della conoscenza e dell’esperienza della commessa. In questo modo, arrivarono un po’ alla volta ad individuare i libri migliori per ogni occasione: ad esempio per le uscite in barca Marisa stabilì che si dovesse optare per un romanzo storico e fu scelto “Le segrete del castello”, di Antonio Perria, anche se con un po’ di rammarico della commessa secondo cui l’opera migliore sarebbe stata “Cavalieri di oriente e di occidente”, di Francois Cavanna,  opzione che dovette purtroppo essere scartata perché la presenza del console sconsigliava l’utilizzo di questo volume, considerando il fatto che si trattava di un autore non ben visto, anzi decisamente inviso all’establishment francese. Comunque, tutte le diverse occasioni che si presentavano o si sarebbero potute presentare vennero esaminate a fondo e per ciascuna venne trovata la soluzione o le soluzioni migliori. L’unico problema, o contrasto, se vogliamo dire così, fu la scelta del libro per il pre-cena, quando era prassi che dopo una giornata di svago e leggerezza, le circostanze dovessero lasciare il posto a qualcosa di più impegnato, opere accademiche, scientifiche, o anche di saggistica, ma in ogni caso non di narrativa, e di rilevante spessore culturale.

Qui la signora M. fu irremovibile: nonostante Marisa le avesse proposto, spiegandone a fondo le ragioni e le opportunità, tutto un elenco di libri come “Il mulino di Amleto”, raffinato saggio sul tempo di Giorgio De Santillana e Herther von Dechend, il classico “L’uomo e la morte dal Medioevo ad oggi”, di Philippe Aries, e perfino “La grande madre” di Erich Neumann, un’opera che, per usare le parole della commessa, “… è una sorta di perfezione letteraria, sta bene con tutto e chiunque con questo è sicuro di fare un figurone”, la cliente si impuntò su “L’universo elegante”, di Brian Greene, solamente perché, come aveva letto sulla copertina, trattava della teoria delle stringhe, di cui aveva sentito vagamente parlare in una delle sue sitcom favorite. Alla fine, Marisa cedette, ma non senza sottolineare, con malcelata ripicca: «...Poi però non venga a lamentarsi con me se qualcun altro esibirà lo stesso libro: lei, cara signora, non è l’unica a cui piace Big Bang Theory!»

In ogni modo, a parte questo ultimo screzio, il taccuino si riempì di una lunga lista di volumi e alla fine le due arrivarono alla scelta più impegnativa, la scelta che poteva significare il trionfo o la vergogna in quell’occasione mondana: il libro da portare alla cena in onore del console di Francia.

La conversazione leggera di prima era sparita, ora le due sembravano più serie, più concentrate e la commessa era quella più conscia dell’importanza della cosa, sapeva che era in ballo non solo il successo sociale della signora M. ma anche la propria capacità e la propria reputazione professionale. Marisa si schiarì la voce prima di chiedere: «Mi dica, signora c’è stato qualche altro precedente simile, di cui mi può parlare?»

La signora ci pensò un po’ sopra prima di rispondere: «Beh, qualche anno fa c’è stato un aperitivo a Palazzo Farnese, a Roma, per raccogliere fondi non mi ricordo più per che cosa, forse i bambini in Africa, o le foreste amazzoniche, o la ricerca sulle malattie rare, roba del genere. Nell’invito, era specificato “È gradito un libro francese”, e si sa cosa si intende per ‘gradito’ in questi casi.  Io mi presentai con “Le beaux mensognes de l’histoire”, non mi ricordo neanche più chi fosse l’autore, ma non fu un successo.»

«Signora,» la interruppe la commessa con un velo di rimprovero nel tono: «Non mi pare sia venuta a parlare con me, quella volta.»

«No, Marisa, purtroppo no!» si scusò l’altra quasi chiedendo perdono «Mi trovavo a Roma, non avevo il tempo di tornare qui, è successo tutto in fretta. Sono andata in una libreria consigliatami da una mia amica, la moglie del ministro O., ma non è andata bene, proprio no. Marisa, tu sei unica, e ti assicuro che non capiterà più.» e restò a fissare la commessa con aria mogia, da cane bastonato, come in attesa di ricevere l’assoluzione da un prete.

La commessa, compiaciuta del fatto che l’aveva chiamata per nome e non con il solito ‘cara’, fece un cenno con la mano quasi di indulgenza, come per dire “va bene, non ne parliamo più” e chiese: «Per caso, si ricorda quale libro fu maggiormente apprezzato quella sera?»

«Sì che me lo ricordo, o meglio mi ricordo che l’aveva portato proprio la moglie del ministro, quella che mi aveva consigliato la libreria dove andare e mi sa tanto che lo aveva fatto apposta a mandarmi là! Il titolo no, quello non me lo ricordo, so che parlava della storia dei cornuti nel Medioevo o qualcosa del genere».

«Uhm. Probabilmente era “Au bonheur des males, adultere et cocuage à la Renaissance”, di Maurice Daumas. Opera interessante, certamente, ma non eccezionale, si poteva fare di meglio. Altro da dirmi sui libri portati in quell’occasione?»

«Mah...  C’erano molti classici, Dumas, Hugo, quelli là insomma, e poi diversa roba contemporanea, ma non mi ricordo più cosa, niente di particolare se no me ne ricorderei, credo. Ah, una cosa, ma è proprio una barzelletta, mi scusi, il commendatore G.  e l’addetto culturale francese si presentarono tutti e due con dei libri di fiabe dello stesso autore, Perrault, mi pare, e per tutto il tempo litigarono dicendo che la propria era l’edizione migliore, fu veramente imbarazzante ma mai quanto...»  E qui la signora M. si fermò non riuscendo a trattenere una risatina.

«La prego, continui.»  la incoraggiò Marisa, incuriosita e divertita anche lei.

«Guarda, cara, questa è grossa, te la dico ma, ti prego, tienitela per te perché non è bello far sapere certe cose in giro. Insomma, la moglie del produttore Q., una attricetta che invece di far successo nel cinema ha fatto successo con i cineasti, una piccola borghese che non aveva la più pallida idea di come comportarsi in società, arriva con... mi viene ancora da ridere a dirlo... Con la ricerca del tempo perduto di..., Proust, giusto? Ma non un libro solo, no… Sette! Sette libri, tutti rilegati in pelle! Era impossibile trattenere le risate quando la si vedeva parlare con gli altri ospiti tenendo tutti quei libri in braccio, che sembrava una commessa di libreria! Oh, scusami cara, non intendevo…»

Marisa scosse la testa con un sorriso tirato per indicare che quel paragone non le importava e la signora M. veloce proseguì: «Beh, insomma, era una farsa! Ogni tanto doveva posare libri per stringere una mano o prendere un bicchiere, e poi ne dimenticava sempre in giro qualcuno. Ad un certo punto il marito dovette portarla via, perché lei neanche si accorgeva di quanto si rendeva ridicola e mi dissero che poi, a casa, c’era stata una lite furibonda e che per un bel pezzo lui quando doveva andare a qualche riunione mondana ci andava da solo. Ma che figura, che figura… a Roma ne parlano ancora.»

Si fermò vedendo che Marisa aveva cambiato espressione, il suo sorriso da divertito era diventato brillante e anche i suoi occhi brillavano. Incuriosita le chiese: «Cara, ti è venuto in mente qualcosa?»

La commessa si stava picchiettando la matita sulle labbra ed era come se guardasse lontano, verso un oggetto o un qualcuno che non era nella stanza.

«Sì, signora, mi è venuto in mente qualcosa, proprio. Me l’ha fatto venire in mente la storia dell’ospite con i volumi della Recherche...».

«Non penserai mica di mandarmi alla cena del console con un mucchio di libri, vero?» si preoccupò la cliente.

«No, certamente no. Pensavo piuttosto a qualcosa di particolare, molto particolare. Pensavo a Queneau».

«Queneau?» si stupì l’altra «Ma ad ogni ritrovo, ad ogni festa, c’è sempre qualcuno con un Queneau!  Mi pare roba per giovani, Queneau, banale direi, ce ne è stata una inflazione, perfino io lo so che è fuori moda e che va bene solo tra i giovincelli che incominciano appena ad entrare in società. Mi pare che anche mia figlia, quando va in discoteca, si porti un Queneau!»

«Vero.» disse con aria astuta Marisa. «Ma quello che le propongo io è.… eccezionale. Qualcosa che non credo si sia visto facilmente anche nei ritrovi più esclusivi, qualcosa che di sicuro non è da tutti portare, certo, ma io per lei lo trovo perfetto. Semplicemente, divinamente perfetto.»

«Ma, ma...»  balbettò la signora preoccupata «Cosa c’entra con quella disgraziata con tutti quei volumi pesanti e rilegati?»

«Beh, perché è un’opera grandina, un po’ ingombrante, diciamo. Intendiamoci, niente che lei non possa portare tranquillamente, specialmente con un personale come il suo, che non ha niente di invidiare a quello di una ventenne. Però non è certo una edizione economica, di poche pagine, da tenere con noncuranza in mano o sotto il braccio.»

«Spiegati, Marisa, ti prego!»  implorò la signora tornando soprappensiero al nome di battesimo.

Marisa la guardò per un attimo e poi sparò: «“Cent mille miliards de poemés”, e intendo la prima edizione del 1961.  È appunto un’opera di grandi dimensioni, rilegata, ma sono certa che lei, con il suo stile e la sua classe, non avrà difficoltà a sfoggiare come merita. Lei sa di cosa sto parlando?»

La signora M. annuì fissando Marisa a bocca aperta: «Sì, ne ho sentito parlare, ma pensavo fosse una leggenda.»

«Nessuna leggenda. Naturalmente, non si tratta di un volume che teniamo in libreria, ma sono in grado di procurarglielo nel giro di una settimana, massimo dieci giorni. E il costo, ovviamente, devo dirglielo subito, è un costo da collezione. Non so quantificarlo con precisione ma di sicuro si tratterà di qualche migliaio di euro».

La signora fece un gesto nervoso con la mano, quasi offesa: «I soldi non sono certo un problema, cara, dovresti saperlo, e anche i tempi possono andare bene, ma... Non è che sia troppo?»

Marisa sospirò: «No, per lei non è troppo. Se c’è una donna che possa esibire una tale opera con grazia e naturalezza, questa è lei. Mi creda, non glielo proporrei se non fossi sicura di quello che dico. Ormai ci conosciamo da tempo, lo sa: quante volte l’ho delusa o non sono stata all’altezza?»

«Mai, Marisa. Mai.» rispose convinta la cliente, e gli occhi già le si illuminavano pensando alla splendida figura che avrebbe fatto alla cena del console di Francia.

 

 

Il taxi accostò al marciapiede davanti alla libreria. Marisa, che aveva accompagnato la signora M. ad aspettare la vettura, aprì la porta dell’auto ma l’altra, prima di montare, volle darle le ultime raccomandazioni: «Allora, cara, per i libri che abbiamo trovato, anche le copie da portare via per i casi di emergenza, mandameli direttamente a casa. Invece, per quello-che-tu-sai, preferirei venirlo a prendere di persona. Anzi, pensandoci bene, no. Non è che potresti portarmelo tu?»

«Come preferisce. Domanderò al cavaliere Grifoni, ma non penso ci saranno problemi.», rispose Marisa che aveva ripreso il tono professionale e il ruolo della semplice commessa.

«Brava. A proposito di Grifoni, ho convinto mio marito a venire qui un giorno della prossima settimana. Ecco, cara, desidero che lo segua direttamente Grifoni. Tu sei brava, cara, ma credo che tra maschi si intendano meglio.»

«Avvertirò il cavaliere, signora.»

«Perfetto.  E mi raccomando, devi anche dire a Grifoni di starci dietro bene, perché mio marito da questo punto di vista è un troglodita e, se fosse per lui, girerebbe ancora con i libri di Salgari che gli hanno regalato per la prima comunione.»

«Non mancherò, signora.»

«Bene. Credo sia tutto.» concluse la signora montando nella vettura «Aspetto notizie per… beh, tu sai per che cosa. Arrivederci, cara».

Marisa chinò il capo con deferenza e in un attimo il taxi fu di nuovo nel traffico cittadino. Quando l’auto scomparve dietro la prima curva, rientrò nella libreria: «Tutto bene, cavaliere, anche questa volta al guardaroba estivo della signora M. abbiamo provveduto egregiamente.» disse piano al titolare che aspettava trepidante e che rispose con un largo sorriso di soddisfazione.