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martedì 11 maggio 2021

Il segreto del ventriloquo

 Arminio Biccanti 

Il ventriloquo Arminio Biccanti, vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, godette di una grande notorietà meravigliando con la sua abilità quasi prodigiosa il pubblico dei più importanti teatri europei ed arrivando ad essere richiesto e apprezzato presso le corti di Edoardo VII a Londra e dello zar Nicola II a Mosca.

La sua carriera però era iniziata in modo molto più modesto, esibendosi per pochi soldi in varietà di terz' ordine e in sagre paesane, e chi si ricorda di lui dice che era un ometto magro ed emaciato, che pur essendo bravo come ventriloquo, non era molto apprezzato per via di quello che diceva, sciocche e ripetitive banalità in un italiano sgrammaticato e con pesanti influssi dialettali, che era poi la forma in cui parlava abitualmente. 

Anni dopo però il Biccanti subì una trasformazione fisica che lo portò ad ingrassare in forma patologica e ad arrivare a pesare oltre 234 chilogrammi, e a questa malattia corrispose una evoluzione non solo nella qualità della dizione e della pronuncia nelle sue performances ma anche e soprattutto nel contenuto di quello che diceva. 

Infatti, mentre nella sua parlata normale era rimasto lo stesso, quando si esibiva come ventriloquo mostrava una completa padronanza e proprietà di linguaggio e discettava di argomenti e temi elevati, principalmente nell'ambito della filosofia e della teologia, con profonde analisi e riflessioni su cui ebbe a confrontarsi con illustri professori e studiosi di rinomate università e altri istituti accademici in Italia, Francia, Germania, Austria. .

Quando Arminio Biccanti morì ancor giovane a 38 anni nel 1913, fu disposta l'autopsia e si scoprì allora che in realtà le incredibili capacità erano dovute alla presenza, all'interno del suo intestino, di una particolare specie di tenia loquens, un verme solitario che diversi ventriloqui dell'epoca si procuravano da allevatori privi di scrupoli ed addestravano a parlare al loro posto ingannando in questo modo il proprio pubblico.

La singolarità della tenia che viveva nel ventriloquo era che ad un certo punto aveva smesso di interessarsi al cibo e si era dedicata completamente agli studi umanistici, con risultati sorprendenti che però Arminio Biccanti non esitò a spacciare come propri. Purtroppo il verme morì assieme all'impostore, ma ci consola il fatto che comunque ci lasciò -attraverso il suo ospite- una serie di importanti dissertazioni che (opportunamente trascritte e pubblicate) sono tuttora oggetto di studio.  In particolare, non si possono non citare almeno le più importanti, e cioè: "Aspetti epistemologici e gnoseologici nel determinismo nel primo Aristotele" e "Relatività ed oggettività della trascendenza nell' Über den Gebrauch teleologischer Principien in der Philosophie di Kant"