mercoledì 12 maggio 2021

Vittima del muschio

Come ebbe a raccontare in una rara intervista concessa al settimanale "La Domenica Italiana" nel 1951, fu nel settembre del 1948 che Tarcisio Tavagnacchi si accorse che il muschio stava incominciando a crescere su di lui: all'inizio si era trattato di piccoli pezzi di muschio che si attaccavano alle scarpe e che poteva facilmente scuotere via, ma col tempo la crescita del muschio divenne sempre più aggressiva e incominciò a diventare un vero problema.

Infatti, il muschio prese a crescere sempre più in fretta e sempre più resistente e se non veniva strappato via, in poche ore cresceva rapidamente sopra il lato esterno della scarpa e si arrampicava poi lungo i calzini e la gamba, e il fatto che la crescita del muschio avvenisse all'esterno dei pantaloni e non all'interno complicava le cose perché era difficile tenere nascosta la cosa.

Fu in quel momento che cominciarono le disgrazie per il poveretto. Per prima fu la moglie ad abbandonarlo andandosene di casa con la figlia dodicenne per paura che si trattasse di una malattia contagiosa. Poi al lavoro il Tavagnacchi (che ricopriva il ruolo di impiegato semplice al Provveditorato), era costretto sempre più spesso ad allontanarsi dallo sportello per recarsi in bagno per strapparsi di dosso il muschio, attirando la curiosità dei colleghi che alla fine se ne accorsero e fecero rapporto e di conseguenza il Direttore, pensando comprensibilmente al disdoro che arrecava all' intero Istituto, fu costretto a licenziarlo.

Dopo un tentativo fallito di lavorare come fenomeno di baraccone in qualche circo (a nessuno piace star fermo delle ore a vedere il muschio che cresce, sia pure addosso ad una persona), il Tavagnacchi venne assunto da un'associazione di Giovani Esploratori che lo portavano con loro nelle escursioni utilizzandolo come bussola umana per individuare il nord. Purtroppo, un Capo Scout si accorse che sull’uomo il muschio non cresceva a nord, ma era lui stesso che si posizionava correttamente servendosi di nascosto di una normale bussola da pochi soldi e per questo venne licenziato anche da quest'ultimo lavoro.

Sopraffatto dalla vergogna e abbandonato da tutti, Tarcisio Tavagnacchi nel febbraio del 1952 si recò in un bosco sulle colline del Monferrato e lì si lasciò crescere addosso il muschio fino a morirne soffocato.




martedì 11 maggio 2021

Il segreto del ventriloquo

 Arminio Biccanti 

Il ventriloquo Arminio Biccanti, vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, godette di una grande notorietà meravigliando con la sua abilità quasi prodigiosa il pubblico dei più importanti teatri europei ed arrivando ad essere richiesto e apprezzato presso le corti di Edoardo VII a Londra e dello zar Nicola II a Mosca.

La sua carriera però era iniziata in modo molto più modesto, esibendosi per pochi soldi in varietà di terz' ordine e in sagre paesane, e chi si ricorda di lui dice che era un ometto magro ed emaciato, che pur essendo bravo come ventriloquo, non era molto apprezzato per via di quello che diceva, sciocche e ripetitive banalità in un italiano sgrammaticato e con pesanti influssi dialettali, che era poi la forma in cui parlava abitualmente. 

Anni dopo però il Biccanti subì una trasformazione fisica che lo portò ad ingrassare in forma patologica e ad arrivare a pesare oltre 234 chilogrammi, e a questa malattia corrispose una evoluzione non solo nella qualità della dizione e della pronuncia nelle sue performances ma anche e soprattutto nel contenuto di quello che diceva. 

Infatti, mentre nella sua parlata normale era rimasto lo stesso, quando si esibiva come ventriloquo mostrava una completa padronanza e proprietà di linguaggio e discettava di argomenti e temi elevati, principalmente nell'ambito della filosofia e della teologia, con profonde analisi e riflessioni su cui ebbe a confrontarsi con illustri professori e studiosi di rinomate università e altri istituti accademici in Italia, Francia, Germania, Austria. .

Quando Arminio Biccanti morì ancor giovane a 38 anni nel 1913, fu disposta l'autopsia e si scoprì allora che in realtà le incredibili capacità erano dovute alla presenza, all'interno del suo intestino, di una particolare specie di tenia loquens, un verme solitario che diversi ventriloqui dell'epoca si procuravano da allevatori privi di scrupoli ed addestravano a parlare al loro posto ingannando in questo modo il proprio pubblico.

La singolarità della tenia che viveva nel ventriloquo era che ad un certo punto aveva smesso di interessarsi al cibo e si era dedicata completamente agli studi umanistici, con risultati sorprendenti che però Arminio Biccanti non esitò a spacciare come propri. Purtroppo il verme morì assieme all'impostore, ma ci consola il fatto che comunque ci lasciò -attraverso il suo ospite- una serie di importanti dissertazioni che (opportunamente trascritte e pubblicate) sono tuttora oggetto di studio.  In particolare, non si possono non citare almeno le più importanti, e cioè: "Aspetti epistemologici e gnoseologici nel determinismo nel primo Aristotele" e "Relatività ed oggettività della trascendenza nell' Über den Gebrauch teleologischer Principien in der Philosophie di Kant"




lunedì 10 maggio 2021

statistiche

 


Secondo le statistiche, ogni italiano nel 2019 in media ha bevuto circa 22 litri di vino, 31 litri di birra e 3 litri di superalcolici.

Quello che una volta per noi era "una bella serata"


Anonimo