giovedì 11 marzo 2021

Lettere ad Anna 17 - Ritrovare oggetti mai perduti

Anna, amore mio

di te, dello stare insieme a te una volta ho scritto: “Anna: la gioia di ritrovare un oggetto caro che non hai ancora perduto.”- A onor del vero, non mi è molto chiaro cosa voglia dire, cosa vuoi, tante volte sono ermetico e misterioso anche con me.

Comunque, volevo dare l’idea di un trovare di nuovo una cosa che però non avevi ma che amavi anche senza conoscere. Incasinata ‘sta frase, vero? Ma non so dire meglio. Ti cercavo ma non sapevo di cercarti, ti cercavo ma tu eri già là, e lo stupore di trovarti è stato quello di scoprire che eri già con me, che -in un certo senso- sei sempre stata con me e non te ne eri mai andata da… 42 anni, giusto?

Eppure si, lo sapevo che c’eri, anche se per anni anni sei rimasta un ombra confusa,  sapevo che c’eri anche se non ti avevo ancora dato un nome. Perché a fronte delle mie maschere, della mia ipocrisia nel negare l’amore e al tempo stesso sentirne la necessità, il bisogno, a fronte delle cose inutili e pesanti che utilizzavo per non vivere, a fronte di tutte le mie paure sapevo in fondo al cuore che tu da qualche parte esistevi, e che era destino (destino, beh… sai come la penso del destino!) che ti incontrassi.

Così, anche anche senza conoscere il colore dei tuoi, ti cercavo negli occhi di ogni donna che incontravo, ti immaginavo e ti sognavo, non sai per quanti giorni per quante notti, se ti dico per quanto tempo forse non ci crederesti. Perché ho iniziato a cercarti tanto, tanto tempo fa. Ti ho cercata anche in altre donne, certo, ma non eri tu, e restavano parole non dette e gesti non fatti, amori o presunti tali che si rivelavano incompleti, con sempre qualcosa che non trovavo, come un quadro che si, ti piace anche, ma nell’insieme ha qualcosa che non va, dei particolari che messi assieme ti fanno capire che è una crosta e che in realtà non ha nessun valore, è roba da poco, e il suo posto è nella bottega di un rigattiere da quattro soldi.

Quindi non mi sono mai fermato, trovavo sempre un’altra strada da percorrere per poi accorgermi che anche la strada nuova non portava da nessuna parte. Certo, ho amato e sono stato riamato ma -l’ho capito dopo- almeno per me erano amori monchi, zoppi, che alla fine ho smesso di provare per non fare più del male ad altre donne, come purtroppo mi era capitato di fare anche non per colpa o volontà mia.

Questo non significava che avessi smesso di credere che da qualche parte ci fosse l’amore che, in fondo al mio cuore , sapevo di meritare.

Quando, dopo l’infarto, scrissi che ero “pronto e disponibile a trovare una donna da amare da cui essere amato” mi resi conto che la ricerca stava per finire, che realmente non dovevo più sforzarmi di guardarmi attorno, di provare, tentare con questa o quell’altra. Sentivo che la cosa era definitiva, era scritta e stava per arrivare. Non sapevo né come né dove né quando ma ne ero sicuro. Mi ero dato una ripulita al corpo e allo spirito. Ero pronto. E sei arrivata tu.

Ti amo Anna

il tuo Sesto Gatto

mercoledì 10 marzo 2021

Lettere ad Anna 16 - La musa e l’artista mancato

Anna, amore mio

mi rendo conto che dire che queste lettere sono sgangherate, inconcludenti, rotte, ripetitive, senza capo né coda, mi accorgo che ripeto le cose (beh, non solo in queste lettere, se è per questo), che mi perdo nei discorsi, che parlo parlo e non arrivo mai da nessuna parte… Tutto per girare attorno all’unico filo logico che c’è in tutto questo sbrodolio di parole, e cioè il fatto che ti amo e che non so mai come dirtelo.

Mi piacerebbe saper dipingere, e ritrarti in mille pose, in mille ambienti e con mille diversi vestiti, di notte di giorno all’alba al tramonto, con il sole la pioggia il vento il caldo il freddo, eccetera eccetera. Purtroppo non so dipingere. Sfiga. Mi piacerebbe essere un musicista, dedicarti serenate e ballate e melodie che potrebbero far piangere anche il demonio, note struggenti e commoventi oppure epiche, gioiose, festose e ridenti – ammesso che la musica possa essere ridente. E invece niente, non so dipingere, non so disegnare e sono capace di suonare solo il campanello quando arrivo da te, e lo suono tanto bene che manco lo senti alle volte… quindi niente pittura, niente musica, niente scultura, l’unica roba che so fare è scrivere, e questo è il motivo di queste lettere, non ho altro modo di lasciare traccia del mio amore, Anna, quindi scrivo.

Che poi quello che scrivo ti piaccia, è quello che spero, e se una sola di queste lettere ti farà un po’ sorridere, ecco, questo mi rende già felice.

ti amo Anna,

il tuo Sesto Gatto 

lunedì 8 marzo 2021

Lettere ad Anna 15 - Un letto di felicità

Anna, amore mio

come tu ben sai, la tua famiglia (tua madre e tuo padre, intendo) mi piaceva. erano brave persone, magari non le conoscevo bene, ma era lo stesso convinto che fossero una bella coppia. In effetti tu stessa porti su di te l’imprinting di una crescita felice, serena, con persone che ti amavano e si amavano.

Tuo padre l’ho visto poco, conoscevo meglio tua mamma, ma l’impressione, l’aura che la circondava dava proprio l’idea di una donna felice, felice come moglie e come madre. E poi, diciamocelo, tu non potresti ridere come ridi se non fossi cresciuta in mezzo a risate, tra persone che sanno guardare la vita dal lato giusto e nella giusta prospettiva.

Ecco, ho avuto la conferma di questo nelle foto di famiglia che tieni in soggiorno e che ho sbirciato curioso mentre tu magari ti stavi preparando per uscire e io ti aspettavo senza sapere bene che fare. Mi piaceva ritrovarti nelle foto, vederti come eri quando ti ho conosciuta e come eri poi nelle varie nelle varie fasi della tua vita, comprese quelle fasi che mi sono perso e che non so se voglio ricostruire.

Comunque, ce ne sono alcune tra queste foto che mi hanno fatto un effetto particolare. Sono foto di te e dei tuoi quando avevi pochi mesi, a T. e sono sicuro di non sbagliare perché c’era la data scritta dietro, come si usava tempo fa. Ecco, a parte la luminosità del viso di tua mamma, che ricorda il tuo in certi momenti di felicità, e a parte il fatto che in un paio di queste foto tu sorridi già con lo stesso sorriso che hai ora, e sei già stupenda, una mi ha dato un senso di vertigine: tu sei, o meglio: ti hanno sistemata, sopra un letto, e quel letto è lo stesso dove ora dormiamo noi! e questo mi ha dato, mi dà anche adesso, un senso di continuità delle cose che non è mai stato nelle mie corde.

Pensare che in quel letto ci sia stata tanta felicità tanti anni fa e che ora in quel letto ci sia di nuovo la felicità in noi due assieme… è come se ci fosse, nel tempo e nello spazio, un filo che sottende una storia lunga una vita, un filo d’amore di bellezza e di armonia che, anche se certamente minacciato e talvolta rovinato da dolori e dispiaceri, non si è mai rotto del tutto, più o meno come il filo che ha legato te a me in tutti questi lunghi anni, quel filo che mi porta a considerare noi due come una vecchia coppia, anche se in realtà sono pochi anni, tre, che stiamo assieme.

Sapere poi che adesso, tra pochi minuti, ti preparerò il caffè e te lo porterò a letto come ogni giorno, e sapere al tempo stesso che – come tu mi hai detto- è la stessa cosa che faceva tuo padre a tua madre, beh, la vertigine è completa e mi ritrovo completamente sopraffatto dall’armonia di questa stupenda realtà che stiamo vivendo assieme

Ti amo Anna

il tuo Sesto Gatto