Anna, amore mio
ti amo Anna
il tuo Sesto Gatto
Anna, amore mio
Anna, amore mio
tra queste pagine c'è una foglia secca - anche rotta- di ginkgo biloba. È proprio di quell'albero che abbiamo visto uscendo dalla nostra passeggiata nel roseto. Da completo ignorante dei nomi di alberi, mi hai insegnato il nome della pianta, mi hai detto da dove veniva ed anche altre cose. Che non ricordo, perché ad un certo punto, come poi ho visto mi capita spesso, mentre ti ascolto vengo rapito dal tuo viso, dalla tua voce (non dalle tue parole... ), dalla tua presenza completa e questo rapimento mi porta chissà dove, in posti comunque meravigliosi e profondi come i tuoi occhi.
Poi, non so bene cosa avessi in testa, ho raccolto quella foglia e me la sono messa in tasca. Perché? Boh. Non era da me, certo. Penso che volessi portarmi dietro un qualcosa non che mi ricordasse ma che mi facesse rivivere ogni tanto le emozioni di quel giorno e neanche questo, ti assicuro era da me. senza rendermene conto,
Ero lì lì per cadere in un baratro che avevo sempre cercato di evitare, non solo, che avevo anche cercato - almeno per quel che mi riguardava- di disprezzare: il romanticismo. Il romanticismo con tutto quello che si va dietro: bacetti, mano nella mano, coccole, sdilinquimenti, tutta roba che non mi andava giù e che detestavo soprattutto quando ne parlavo con altre persone. Ma sotto sotto non era così, non era così per niente. Era come la favola della volpe e l'uva, o meglio ancora come il proverbio bretone (credo) "il gatto che non riesce a raggiungere la carne dice che puzza".
Perché il romanticismo, inteso proprio come rapporto affettivo, anzi come espressione di un rapporto affettivo, Io l'avevo cercato, non l'avevo mai trovato, e quindi l'ho eliminato dalle cose volute disprezzandolo come inutile, melenso, ridicolo e non confacente a persone adulte responsabili. una roba da tenere a distanza, anzi da ridicolizzare quando vedevo certe espressioni e comportamenti.
Ma dentro di me invidiavo quelle coppie che vedevo sfiorarsi con le mani, scambiarsi occhiate languire, passeggiare assieme stretti l’una all'altro., e dentro di me fantasticavo, pensavo a come sarebbe stato avere un rapporto del genere, pensavo alle parole, alle frasi che avrei detto, mi immaginavo notti e passeggiate sotto la luna come nella tradizione e nell’iconica rappresentazione dell'amore romantico.
Quei gesti che non sapevo in realtà quanto fossero potenti e importanti, gest che solo con te ho potuto scoprire e apprezzare. Anche queste per gesti come raccogliere una foglia di un albero sconosciuto e conservarla tra le proprie carte senza un motivo razionale, solo per la magia di una giornata, di una passeggiata.
Quel giorno al roseto, in mezzo a una bellezza che riuscivo a contemplare con gioia e meraviglia solo perché ero con te, quel giorno, dicevo, hai fatto una cosa che non mi era mai successa prima o almeno non mi era mai successa in quel modo e con quella potenza.
Eravamo sulla parte alta del roseto, tu un po' avanti a me, e ho visto che con una naturalezza che mi ha colpito per la sua novità (almeno per me) hai allungato leggermente la mano indietro e mosse le dita come a dire: "Beh? Dov'è la tua mano? perché non sta stringendo la mia?" - e io strinsi la tua mano realizzando che proprio quello era il posto giusto dove doveva stare la mia mano: nella tua, semplicemente.
E così un piccolo gesto mi spalancò le porte di un palazzo ricco di meraviglie e tesori, tutti col tuo nome, il tuo volto sopra. E a pensarci bene, non ho bisogno di una foglia per ricordare quel giorno. Ma questo l'ho capito dopo.
Ti amo, Anna
il tuo Sesto Gatto
Anna, amore mio
lo sai qual è il tuo più grande regalo (regalo a me intendo)? È la mia vita e non è una esagerazione. è la realtà perché con te, per la prima volta da sempre, posso essere me stesso, semplicemente. Prima io non ero me stesso, ero una maschera, ero uno che ricopriva dei ruoli estranei perché non voleva, non poteva neanche, essere se stesso.
Da quando stiamo assieme, sono io e basta. E se guardo nelle camere della mia storia, ce n'è una in cui sto buttando quei volti, quelle maschere, quelle "personae" che io ho utilizzato per non vivere la mia vita.
Il fatto è che sono cresciuto con la piena consapevolezza di essere diverso dagli altri, di volere e pensare altre cose, di non potermi identificare in ciò che era "vita" per un mucchio di gente, per la mia famiglia, per i miei compagni di scuola e per gli amici anche, a parte qualche mosca bianca, due, forse tre in tutta la mia vita. Al tempo stesso, però, volevo far parte, volevo non essere solo, volevo insomma essere come gli altri. ma non ci sono riuscito. Allora mi sono creato delle maschere, delle figure che mi permettessero di individuarmi, di essere, di assumere delle identità che non erano vere, o meglio erano anche vere, ma io dovevo portarle all'eccesso per dimostrare a tutti, a me stesso per primo che ero vivo e che ero se non qualcuno, almeno qualcosa.
In realtà, non sono mai stato qualcosa di falso, le mie maschere non erano false, erano più che altro delle esagerazioni delle varie parti della mia vita. non vere, quindi, ma neanche false. Difficile da spiegare. Vediamo, con degli esempi. Prendiamo la politica. Io sono cresciuto in un ambiente religioso e di destra. Quando ho iniziato a vedere le cose da un'altra ottica, non mi sono limitato ad essere uno di sinistra, no, dovevo essere un estremista, uno di quelli che o rivoluzione o niente, e anche quelle idee anarchiche e libertarie (che pure erano parti vere e reali di me ) diventavano una esagerazione che mi qualificava, che mi faceva assumere un ruolo e mi faceva identificare. Diventavo allora uno sì diverso, ma proprio diverso, estraneo, lontano dal sentire comune.
Lo stesso per il bere: birra e vino mi piacevano, mi piaceva l'ambiente dei bar e delle osterie, ma dovevo assumere un ruolo e allora dovevo essere quello che beve di più di tutti, senza ritegno, quello che fa tardi ogni notte e che vede la sbornia come la giusta condizione per affrontare il mondo (o per non accettarlo).
Insomma, con queste maschere io mi chiamavo fuori, ma fuori del tutto. Era come se dicessi: non posso essere come voi, ma neanche ci provo, anzi faccio di tutto per mettere un abisso tra voi e me.
Ovvio, amore mio, era una follia, erano tutte follie ma mi facevano sopravvivere. L'atteggiamento più pesante - anche da gestire- era proprio quel "o con me o contro di me"che ho utilizzato per tagliare i ponti con la realtà e al tempo stesso darmi ragione per averlo fatto.
Ma non devi credere che se stessi male, sai, Una volta avviato il processo le maschere sono comode, ti evitano di metterti in discussione, ti evitano di cambiare - anche quando dovresti. E ne ho usate tante, qualcuna un po' alla volta è entrata a far parte di me, ha ingannato anche a me e così è successo che mi sono trovato a sentire di essere quello che non ero, ad un certo punto hanno per cosi dire preso il sopravvento e hanno condotto loro il ballo.
Ma con te no. Con te non ricordo di avere mai usato maschere, con te, fin dall'inizio, ero me stesso e questo perché, come un animale incontra un suo simile, sentivo che anche tu non eri come gli altri, anche tu eri diversa. La differenza era/è che tu affrontavi la diversita (tua) a viso aperto.
Comunque, non ricordo di essermi comportato con te in maniera falsa o vera/ falsa , mai. Neanche per lettera, per sms o quando ci incontravamo per caso. Forse non ti ho raccontato tutto quello che combinavo (ci mancherebbe!) ma ho sempre cercato di essere più possibile vicino a quel che sono veramente. Perché tu me lo permettevi, lo sentivo, sapevo che tu eri/sei speciale e che mi avresti permesso di essere per così dire "chiamato con il mio nome".
E in questi anni di amore quello che mi hai donato è il non avere più paura, non sentire più il bisogno di essere diverso da quello che sono, quello che mi hai donato è una vita in cui non ho più maschere, ci voleva il tuo amore per aiutarmi a toglierle con tutti e in ogni occasione.
Mi hai reso e mi stai rendendo ogni giorno di più un uomo migliore, pieno di difetti e di magagne, per carità, ma difetti e magagne mie, reali. Tu mi hai donato la forza di accettare e di accettarmi, anche di riconoscere le cose buone e belle che ci possono essere in me e che per tanto tempo spesso ho scelto di non vedere, impegnato come ero a recitare questo a quel ruolo (ah, tutti ruoli negativi, certo, se no che gusto c'è…) e a indossare le mie maschere spesso una sopra l'altra.
Grazie amore mio, grazie per la mia vita
ti amo , Anna
il tuo Sesto Gatto