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sabato 10 ottobre 2020

Lettere ad Anna 2 - Mi sono innamorato di te

 

Anna, amore mio


ti ho detto tante volte che sono innamorato di te, ma la prima volta è stata una cosa unica e fa storia a sé. Una cosa unica e diversa da tutte le altre per un semplice fatto: avevo un mal di stomaco nervoso che non so quanto sono riuscito a nascondere e a sembrare a posto quando ti ho detto "Mi sono innamorato di te".


Le budella non posso dire che fossero attorcigliate, erano un blocco unico di cemento, anzi neanche di cemento, di quella malta con dentro sassi, pietre, vetri, sabbia, marmo e che fa un brutto vedere lungo certe ferrovie. un peso che mi faceva anche sudare, come quando hai la febbre, un sudore freddo come quando...  mmm... come quando hai febbre, l'ho già detto… ecco, come quando vedi un fantasma o uno spirito maligno (ebbene sì, ne ho visti - ma questa è un'altra storia).


Comunque, fisicamente mi sentivo una mozzarella andata a male, mentre l'amico Fritz, quello che mi fa da cattivo consigliere ed avvocato del diavolo, mi diceva cose del tipo:

"Ehi, scherzerai mica, vero? mica ti caccerai in un'altra storia che poi lei ti pianta e tu non ti tiri più su neanche con il cric?"

"E se poi ti dice no? bella figura di m****, sai che storia, ti prenderanno per il c*** fino alla morte"

"Ma cosa vuoi che le interessi uno come te, che sei uno sfigato senza arte né parte, uno che ha buttato via la vita di qua e di là "

"E se poi ti dice sì, che anche lei ti vuole bene? e poi magari se ne torna a Londra? Eh? Allora che fai, eh?"


... ecco, l'amico Fritz continuava a dirmi cose del genere, il che di solito funzionava, e allora scappavo a gambe levate, e invece stavolta mi son detto che l'amico non aveva capito un c**** e che stavolta era diverso. Una parte di me diceva che questa era la volta giusta, e tu eri quello che avevo sempre cercato e se non ti  avessi detto quali erano i miei sentimenti, se non avessi rischiato ed accettato la tua risposta, qualunque fosse stata, avrei buttato via di nuovo la mia vita.


Quindi te lo dissi e ora te lo ripeto: Anna, sono innamorato di te.


il tuo Sesto Gatto


giovedì 8 ottobre 2020

Lettere ad Anna 1 - Lettere, lettere

Anna, amore mio

queste non sono le prime lettere che ti scrivo, e ho la vaga idea che non saranno neanche le ultime. Certo, di lettere negli anni (tanti anni... ) ce ne siamo scritte tutti e due, e oltre alle tue lettere ho  conservato anche le buste in cui me le spedivi, buste con cento ghirigori e disegni che solo tu capivi, quando ancora ti firmavi Annetta, con la A maiuscola cerchiata...


E dalle lettere alle più scarne e fredde e-mail il passo è stato breve, poi dalle e-mail agli sms, le comunicazioni si sono per così dire ristrette, come un brodo che cuoce e bolle a lungo, ma proprio come un brodo si sono anche un po' concentrate, e ogni volta, con sempre meno parole, abbiamo continuato a tendere fra di noi un filo, un filo colorato che da parte mia voleva solo dire una cosa, voleva dire che ti volevo bene e che, anche se distanti, anche se assieme ad altre donne (io) o in storie di vario genere, eri sempre un po' con me.


E adesso? Perché ti scrivo ancora lettere, quando magari tu sei nella stanza vicina, con un coro di fusa che accompagna il tuo ronfare leggero?  Bella domanda. perché mi piace scrivere, perché non so cosa fare la mattina presto aspettando il tuo risveglio. Forse per lasciare una… (ops! mi è venuta in mente la parola "testimonianza" ma è meglio che la cancelliamo, ecco: testimonianza). Forse solo perché mi piace scriverti, mi piace scrivere e non c'è bisogno di altri motivi.


E dicendola fino in fondo, motivi veri non ce ne sono, sono le stesse cose che ti ho detto / ti dico un sacco di volte e che, gira e rigira, vogliono solo dire una cosa: che ti amo, Anna, ti amo e basta. Le stesse cose che ti dico abbracciandoti o tenendoti per mano, le stesse che ti dico piano quando sono sveglio di fianco a te e ti guardo dormire. senza però la paura di svegliarti, come succede quando mi metto lentamente accanto a te, sorridendo al tuo ronfare, mi avvicino quel tanto che basta per accarezzarti i capelli alla luce dell'alba-che per me è già giorno. Le stesse cose che ripeto di continuo, forse melense e forse scontate, ma per me ogni volta nuove e felici, come se fosse la prima volta che te le dico.


E adesso vorrei parlarti della prima volta che ti ho detto che ero innamorato di te... ma è un'altra storia, Per ora mi fermo qui, amore mio


il tuo  Sesto Gatto